Come promuovere il linguaggio
Uno delle preoccupazioni principali dei genitori è promuovere il linguaggio dei propri figli, in questa serie di articoli vedremo come fare!
Primo gruppo
Nelle prime settimane di vita il bambino produce soltanto suoni di natura vegetativa, come per esempio ruttini e sbadigli, e suoni legati strettamente al pianto. Verso i due e i tre mesi si presentano i suoni vocalici, suoni nuovi che il bambino scopre per caso e con cui inizia a giocare. Questi suoni, con il passare dei mesi, iniziano a far parte di protoconversazioni ossia si inseriscono tra i turni verbali del genitore, come se il bambino rispondesse vocalizzando all’adulto che gli parla.
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Arrivati i sei mesi compare la lallazione canonica, ovvero il bambino è in grado di produrre sequenze consonante-vocale con le stesse caratteristiche delle sillabe (es. mamamama); in questa fase, le sequenze consonante-vocale non sono parole vere e proprie anche se alcune possono assomigliarci.
Verso i dieci-dodici mesi compare la lallazione variata ossia strutture sillabiche lunghe e complesse (es. bada, dada); in questa fase compaiono anche i primi suoni, definiti proto-parole, che assumono un significato specifico quando vengono utilizzati con costanza in determinati contesti (es. nana in situazioni di richiesta).
A dodici mesi si presentano le prime parole, il bambino è in grado di dire e ripetere parole nuove, alcune delle quali vengono utilizzate come parole frasi ossia per comunicare un significato più ampio.
Tra i diciotto e i ventiquattro mesi il lessico si amplia e quando raggiunge circa le cinquanta parole si verifica un’esplosione del vocabolario; inoltre si presentano le prime combinazioni di due parole (es. mamma tutù).
Tra i ventiquattro e i trentasei mesi il bambino inizia a produrre frasi ben articolate con soggetto-verbo-oggetto che vanno via via a complicarsi ed allungarsi.
E’ stato descritto lo sviluppo del linguaggio come avviene nella maggior parte dei bambini, ma è importante ricordarsi che ogni bambino ha un ritmo evolutivo individuale che va rispettato e quindi non in tutti i bambini le tappe dello sviluppo di linguaggio avvengono alla stessa età. Pur rispettando le caratteristiche evolutive di ogni bambino è importante far attenzione ad alcuni indicatori dello sviluppo linguistico come per esempio “l’esplosione del vocabolario”, perché se non avviene verso i ventiquattro mesi, e a questa età non ci sono almeno 50 parole, è importante osservare ciò che succede nella fase successiva fino ai trenta mesi.
In questa serie di articoli guarderemo insieme una serie di strategie che il genitore, o l’adulto in questione, può mettere in atto nella comunicazione con bambini con un ritardo dello sviluppo del linguaggio, in particolare nella fascia di età ventiquattro-trenta mesi, per promuovere lo sviluppo linguistico.
Le strategie di cui parleremo sono prese da “L’intervento precoce nel ritardo di linguaggio. Il modello INTERACT per il bambino parlatore tardivo” di Serena Bonifacio e Loredana Hvastja Stefani, e sono divise in quattro gruppi. In ogni articolo prenderemo in considerazione un gruppo di strategie.
Primo gruppo: le strategie centrate sul bambino
- Comunicare faccia a faccia: è importante mettersi all’altezza del bambino quando si comunica con lui, in quanto non è solo importante sentire e ascoltare il messaggio linguistico per comunicare, ma anche guardare in volto il proprio interlocutore per cogliere il significato di tutti quei messaggi non verbali (espressioni facciali, gesti e movimenti del corpo). Inoltre il bambino può osservare la bocca dell’adulto e le sequenze articolatorie che produce.
- Centrarsi sul bambino: il genitore deve imparare a conoscere come il bambino invia messaggi verbali e non verbali , le diverse forme comunicative usate dal bambino, in modo tale che il genitore possa dare una valenza significativa ai messaggi del bambino, commentandoli e rispondendo con altrettanti atti comunicativi, così che la comunicazione tra bambino e genitore diventi un passaggio di conoscenze. Per esempio il bambino guarda il succo di frutta, il genitore se ne accorge e dice “Vuoi il succo di frutta? Ecco adesso ti do il succo. Bevi il succo”.
- Seguire l’interesse del bambino: il genitore deve farsi guidare dal bambino durante l’attività, senza manipolare la situazione a suo favore e secondo il suo modo di vedere le cose. Quando il bambino ha manifestato il suo centro di interesse, il genitore si inserisce commentando l’evento o l’oggetto in questione, per aiutare il bambino nell’associazione tra parole e referenti permettendogli così di ampliare il suo vocabolario. Per esempio nell’attività di lettura di un libro il genitore attende di vedere dove l’attenzione del bambino si pone, il bambino inizia a guardare l’immagine di una palla e il genitore indica l’immagine e dice “Questa è la palla”.
- Commentare in diretta: durante le attività di gioco è importante che il genitore commenti in modo contingente le azioni del bambino, dando informazioni su ciò che sta facendo o su ciò che sta guardando, questo per favorire l’interazione fra lui e il bambino e per escludere le domande chiuse. Per esempio il bambino ha in mano un cane pupazzo, gli fa fare dei salti e il genitore commenta “Il cane salta. Che salti grandi che fa”, poi il bambino si ferma e il genitore può continuare a commentare dicendo “Adesso il cane si riposa. Il cane è stanco”.
Abbiamo visto il primo gruppo di strategie centrate sul bambino, nel prossimo articolo parleremo delle strategie che promuovono l’interazione. Se avete ritenuto utile questo articolo, rimanete aggiornati per leggere il prossimo!
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