Come produciamo i suoni: la differenza tra vocali e consonanti.
Durante il periodo di gestazione il bambino ascolta e sente i suoni che lo circondano. Inizia proprio nel grembo materno l’acquisizione del linguaggio e la voce umana che sente il bebè è organizzata in fonemi (suoni) di quella che diventerà la sua lingua.
La voce materna si è dimostrata lo stimolo più efficace, confrontato ad altre voci, proprio perché il bambino inizia a sentirla dal sesto mese di gravidanza e la riconosce anche a poche ore dalla nascita.
Per un corretto sviluppo del linguaggio è indispensabile che l’ambiente circostante sia adeguatamente ricco di stimoli affettivi, sonori e verbali per il bambini.
I primi vocalizzi ( suoni vocalici prodotti dal bambino ) compaiono tra i 2 e i 3 mesi di vita, accompagnati da gorgoglii e strilli. Il bambino comincia a riprodurre i suoni che ha scoperto casualmente; inizia tutto per gioco ed è importante in questa fase stimolare e “rispondere positivamente” imitando i suoni prodotti fino ad ottenere dei veri e propri turni vocalici e ad instaurare un “dialogo” con il bambino seppur privo di significato.
Per produrre i suoni che noi utilizziamo per comunicare,il bambino mette in movimento tutta una serie di organi del nostro corpo che, nell’insieme, costituiscono l’apparato di fonazione; grazie a questo può comunicare , prima con suoni non linguistici poi utilizzando, per imitazione, i modelli linguistici adulti proposti, tipici della lingua madre.
Leggi anche: il servizio di Logopedia del Centro Ieled
È possibile dividere i suoni dell’italiano in vocali e consonanti.
Questa distinzione deriva dalle modalità di articolazione ( ovvero da come produciamo il suono), infatti se il fonema esce dalla cavità orale, o dalla cavità orale e nasale insieme, senza incontrare nessun ostacolo al suo passaggio, abbiamo una vocale; se invece il canale orale è chiuso o semichiuso in un certo punto si ha una consonante .
Vista la loro semplicità articolatoria, i suoni vocalici sono i primi prodotti da bambini, in particolare le prime vocali che compaiono sono la “a” e la “e”, la cui emissione non richiede nessuna capacità articolatoria differenziata.
Molti credono che le vocali della lingua italiana siano cinque poichè utilizziamo cinque lettere per scriverle. Ma in realtà sono sette, a seconda delle 8 posizioni che assume la lingua al momento dell’articolazione.
- “a” = vocale centrale, di massima apertura, bassa: la lingua si abbassa sul fondo della bocca, lasciando completamente aperto in canale orale.
- “e aperta” = vocale anteriore, palatale aperta, medio-bassa: la lingua si solleva e si avvicina al palato duro, avanzando rispetto alla posizione della /a/.
- “e chiusa” = vocale anteriore, palatale chiusa, medio-alta: la lingua si accosta al palato in un punto ancora più avanzato.
- “i” = vocale anteriore, palatale di massima chiusura, alta: è l’ultima delle vocali anteriori, che si articola con un ulteriore sollevamento e avanzamento della lingua.
- “o aperta” = vocale posteriore, velare aperta, medio-bassa: le labbra si restringono, mentre la lingua si solleva e si avvicina al velo palatino, retrocedendo rispetto alla posizione della /a/.
- “o chiusa” = vocale posteriore, velare chiusa, medio-alta: aumentano l’arrotolamento e l’avanzamento delle labbra, mentre la lingua retrocede ulteriormente.
- “u” = vocale posteriore, di massima chiusura, alta: si raggiunge il massimo grado di arrotondamento e di avanzamento delle labbra; la lingua giunge fino al limite posteriore del palato duro.
Come già detto vista la loro semplicità di produzione, raramente si riscontrano difficoltà nell’emissione di suoni vocalici. È importante comunque stimolare il bambino a riprodurli variando intensità e ritmo.
Diverso è il caso delle consonanti.
Si produce una consonante quando il canale orale viene chiuso o semichiuso, in un certo luogo o in un certo modo, da uno o più elementi quali la lingua, le labbra, i denti, il palato e il velo palatino.
Questa operazione comporta una maggiore coordinazione motoria della muscolatura oro-bucco-facciale.
Per questo a volte alcuni bambini faticano a dire certe letterine ed è per questo che ogni trattamento logopedico, anche per lievi disturbi del linguaggio, non può iniziare senza un’adeguata “ginnastica articolatoria”.
È necessario imparare ad effettuare spontaneamente e in modo preciso tutti i movimenti della lingua e tutte le variazioni di tono muscolare della bocca,perché è proprio grazie a queste differenze di posizione e di tensione che possiamo produrre tutti i suoni dell’alfabeto.
In caso di ritardo di linguaggio, quindi, sarebbe opportuno valutare il livello del tono facciale.
Uno squilibrio muscolare può avvenire:
- quando il bambino ha una respirazione orale (a causa di adenoidi o altro) e quindi ha una bocca non competente a livello di tonicità;
- quando il bambino ha una abitudine viziata (es. uso eccessivo del ciuccio) che impedisce alla lingua di lavorare nel modo corretto oppure il bambino può avere un disturbo di linguaggio lieve che coinvolge la capacità di organizzarsi in alcuni suoni e nelle parole più complesse. Le consonanti non sono tutte uguali, alcune sono più semplici da pronunciare ed altre più complesse.
All’inizio infatti, la maggior parte dei bambini produce suoni prevalentemente labiali, quindi la “m”, la “b” e la “p” ( nella maggior parte dei casi mamma e papà sono le prime paroline ).
In seguito compaiono i suoni “n”,” t “,”d”,” ch” e “gh”. In media verso i 2anni e mezzo/3 i bambini sanno produrre tutti suoni della fascia precedente ed aggiungono la “ v” ,”s” e “l”.
A 3 anni – 3 anni e mezzo compiono i suoni “ci” e “gi”.
Dopo i 3 anni e mezzo l’inventario consonantico del bambino si stabilizza gradualmente inserendo i suoni più complessi “z”, “gl”, “sc” e “r”.
In linea generale e teorica, dunque, un bambino di tre anni e mezzo dovrebbe avere già la capacità di articolare tutti suoni della lingua italiana e parlare in modo piuttosto corretto e ben comprensibile. È da considerarsi quasi naturale il ritardo di alcuni suoni più complessi quali il suono “r”, “z”,” gl” e “sc”, che spesso possono svilupparsi anche a 4-5 anni. Diverso è il caso del sono “s” che molto spesso il bambino possiede e utilizza correttamente ma che produce in modo sbagliato tanto da percepire un “eloquio impastato”.
Contemporaneamente all’ampliamento dei suoni prodotti il bambino sarà capace anche di comporre parole più lunghe e complesse.
Negli articoli che seguiranno analizzeremo insieme, letterina per letterina, le varie difficoltà che un bambino può riscontrare nella produzione dei suoni della lingua italiana.
Prenota una visita al Centro Ieled
Se volete avere maggiori informazioni o prenotare una visita in una selle nostre sedi cliccate qui per andare alla pagina dei Contatti
- Milano: Via Donati, 12 tel. 02 30453340
- Meda: Viale Francia , 15 tel 0362 1804160
- Rho: Via Crocifisso, 24 tel 02 30453345
- Pavia: Via Riviera, 12 tel 0382 1891060