Chi fa cosa: i ruoli dei vari professionisti in età evolutiva
“La conoscenza è un processo di costruzione continua.”
(J. Piaget)
Questa nuova rubrica nasce da un’esigenza, a nostro avviso, molto semplice, che il più delle volte, forse dettata “dal bisogno impellente” e dalla “necessità – vera o presunta – di muoversi con urgenza” rischia di andare in secondo piano o al contrario di mettere “in crisi molte famiglie”, rispetto alla scelta migliore da intraprendere per il proprio bambino.
Proviamo a fare un passo indietro…
Quando si ha male ad un dente è molto facile: ci si rivolge al dentista. Altrettando semplice pare essere la scelta per un dolore costante al ginocchio: si prende appuntamento con un ortopedico. Ma questa naturalezza vale per gli adulti, vale per noi stessi in prima persona ancora di più.
Assolutamente non così immediata sembra, invece, essere la scelta “giusta” da fare meditando a quali figure professionali rivolgersi per un bisogno di natura psicologica, psicoeducativa o correlata allo sviluppo di un bambino.
Per la maggioranza delle famiglie, giustamente, il primo contatto avviene con il pediatra, che per quanto competente possa essere non è lecitamente in grado di risolvere ogni dubbio e magari ogni paura… e si sa, quando si parla di bambini e ragazzi spesso i dubbi e le paure sono tanti.
Se il bisogno – più o meno riscontrato – pare essere di natura medica l’avvio avviene a figure professionali specializzate in materia: “Ho dubbi sul fatto che non veda bene? Lo porto da un oculista e senza pensarci troppo!”. Ma nel momento in cui le domande sono meno facili da circoscrivere ed indirizzare si rischia di farsi prendere dal panico, “non sapendo bene a chi rivolgersi”.
Parlando di bambini, soprattutto dei propri bambini, le parole psicologo, psicoterapeuta per non parlare di neuropsichiatra infantile quasi pietrificano.
“Mio figlio non è matto e non è disabile. Perché mai dovremmo rivolgerci a uno psicologo?”.
Eppure le domande non trovano immediata risposta: “Con chi posso parlare per capire perché il mio bambino – che è un bravo bambino – a scuola picchia e non riesce a stare con gli altri?” (mamma di P. – 4 anni).
E ancora “Mi hanno consigliato di aspettare ma il mio bambino non parla: dice qualche parola e in fondo anche male, lo capiamo solo noi a casa, ma si fa capire benissimo e ci rendiamo conto che comprende ogni richiesta che gli viene fatta” (mamma di E. – 3 anni).
E gli interrogativi non smettono assolutamente neanche quando i bambini crescono: “Mia figlia è intelligente, ce lo dicono anche le maestre, ma a scuola fa fatica: legge male, malissimo, per non parlare delle tabelline che sono state un disastro da imparare.” (papà di B. – 9 anni).
Di fronte a tali perplessità c’è il rischio di seguire i luoghi comuni – mossi anche talvolta dal timore del giudizio altrui – e non fare così, invece, i passi funzionali per condividere insieme con le figure professionali adatte quale sia il bisogno del proprio bambino.
Da qui parte allora, come dicevano in apertura, questa nuova rubrica che avrà l’obiettivo di fare chiarezza tra le diverse figure professionali che ruotano, spesso in modo multidisciplinare, attorno alla valutazione dei bisogni dei minori. Snoderemo, articolo dopo articolo, a chi è meglio rivolgersi ed affidarsi per condividere – come genitori che prima e più di tutti conoscono i propri figli – dubbi e perplessità, al fine di fare chiarezza, giungendo al benessere pieno e globale dei bambini e di conseguenza delle famiglie stesse.
Approfondisci nel Blog: “Bambini e paura del dottore: come possiamo aiutarli?“