“Chi ben comincia è a metà dell’opera!” Ma…
Non sempre è cosa scontata iniziare un’attività se ho difficoltà proprio ad iniziare le attività.
In questo articolo entreremo nel vivo delle funzioni esecutive, in particolare dell’avvio (dello Start).
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Svolgere un compito, un lavoro domestico oppure eseguire un’istruzione comporta numerosi passaggi: non sempre i figli riescono a mantenere un adeguato livello di concentrazione e/o non sempre terminano ciò che stanno facendo, sopratutto se hanno una difficoltà a livello esecutivo. Necessitano di un aiuto (il nostro) e, per comprenderne la tipologia, occorre distinguere in base all’età e alla fase di sviluppo.
Fase prescolare
Per seguire un’istruzione, un bambino deve interrompere ciò che sta facendo, per rispondere alla richiesta: si tratta di una transizione e occorre facilitarne il percorso. Come?
1) con avvertimenti verbali
- con un primo avvertimento verbale, anticipando che a breve ci sarà un’altra attività (ad esempio, passare dal gioco al fare il bagnetto);
- con un secondo avvertimento verbale, appena prima del cambio attività;
- se occorre, trovare un’escamotage che non renda brusco il cambiamento (ad esempio, continuare a giocare nella vasca, prendendo la paperella e accompagnando il bambino nel cambio di gioco).
Così come avviene a scuola, per facilitare le transizioni è possibile avvalersi della musica o di una canzone, come un timer che consenta al bambino di anticipare il cambiamento di attività.
2) con la sequenzialità del prima e del dopo, annunciando le sequenze temporali;
3) con l’utilizzo di supporti visivi che permettano di visualizzare i passaggi e la sequenza temporale corretta (come foto delle sequenze di routine, mostrandole e descrivendone a voce i passaggi);
4) rinforzi positivi, anche se l’attività è stata svolta in modo parziale.
Fase scolare
Giunti a scuola, i bambini si trovano a dover affrontare un livello di richieste che aumenta sempre più, così come il livello della loro autonomia. Tuttavia, numerose sono le situazioni in cui i bambini rimandano, ad esempio, l’esecuzione dei compiti a casa, divenendo motivo di scontri e capricci (soprattutto nei weekend) e di ore trascorse sul tavolo della cucina o della propria stanza senza, quasi, cavar un ragno fuori dal buco.
In questa fase, le difficoltà che emergono potrebbero interessare:
1) il Principio di Premack: il bambino, se completa qualcosa di non gradito avrà, poi, il tempo libero per fare ciò che è gradito. Quando questo passaggio non avviene, il bambino vive frustrazione e ingiustizia che possono sfociare in capricci. I bambini spesso si focalizzano sul negativo dello svolgere l’attività sgradita anziché vederne la porta per il tempo libero: potrebbe aiutare, pertanto, farli riflettere sulle sensazioni positive dell’aver completato l’attività oppure accettarne il sentimento negativo e offrire supporto (“Iniziamo insieme”).
2) indecisione (“non so da dove iniziare”): quando i compiti sono tanti, da dove incomincio? Si potrebbe valutare ciascun compito in una scala di difficoltà; poi sarà il bambino a decidere se iniziare con i più facili o con i più difficili ma sarà lui stesso ad avere “il potere” di scelta.
3) definire gli obiettivi, pianificando tempo a disposizione e scadenze.
4) compiti come routine: che sia dopo la merenda, dopo una pausa o appena tornati da scuola, anche i compiti necessitano di una routine, di un tempo e di uno spazio stabiliti. Io, genitore, sono chiamato a far osservare questo spazio-tempo con coerenza.
Adolescenza
La situazione cambia in adolescenza perchè i ragazzi hanno più autonomia e vogliono essere meno controllati. Inoltre, hanno a disposizione mezzi tecnologici, talvolta utili nei compiti, che possono, tuttavia, causare un effetto boomerang. Vediamo perchè.
1) compiti come routine: attenzione anche agli impegni extrascolastici e ai ritmi del sonno.
2) “lo faccio più tardi”: la procrastinazione come un piccolo mostro che si autoalimenta. Come combatterlo?
- potrebbe proteggere il ragazzo dal sentimento di inadeguatezza: è importante, allora, portarlo a riflettere su questo, soprattutto sul rischio che si corre ogni qualvolta ci si trovi di fronte a scadenze (condividendo situazioni analoghe negli adulti);
- il compito da svolgere è complesso, ricco cioè di passaggi, come fare un tema: suggerire, ad esempio, di suddividere il compito in parti meno complesse, in modo da percepire gli step intermedi (che, presumibilmente, il ragazzo non ha “visto”). In questo modo, il ragazzo toccando con mano il riuscire a gestire i micro-compiti, si sentirà più efficace e meno intimorito dal compito stesso;
- le distrazioni dei device: talvolta i cellulari, i tablet o i pc sono un ausilio allo studio, in quanto permettono al ragazzo di attingere le informazioni di cui necessita. Attenzione, però, alle altre informazioni distraenti, come i messaggi nelle chat, il sito o il video del cantante x. Come fare? Occorre stabilire insieme al ragazzo le regole dell’uso dei dispositivi durante i compiti, anche prevedendo, ad esempio, una zona no-tech nel luogo in cui studiano oppure individuare momenti specifici della giornata durante i quali utilizzare i social netwok.
Start/Stop, On/Off: basta premere uno di questi bottoni per far partire o fermare la lavatrice, accendere o spegnere la luce. Ben diverso è “far partire” le persone, ancor più se pensiamo ai nostri figli. C’è sempre, però, un bottone, non sempre visibile, che permette loro di partire, di iniziare: osservandoli e riflettendo insieme a loro sarà possibile portare alla luce questo meccanismo, seguendo i loro tempi, i loro processi mentali, le loro emozioni.
Bibliografia
Branstetter Rebecca, “Impara a organizzarti!”(2016), ed. Erickson
Orsolini Margherita, “Quando imparare è più difficile” (2011), ed. Carocci Faber
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