Bilinguismo e difficoltà di linguaggio: domande e dubbi più frequenti
Negli articoli precedenti abbiamo visto quali sono i falsi miti che ruotano attorno al fenomeno del bilinguismo e le strategie che un genitore può mettere in atto per crescere il proprio figlio bilingue.
Poiché viviamo ormai in una società multietnica e soggetta a diversi fenomeni migratori, il fenomeno del bilinguismo sta assumendo sempre più importanza. Ad esempio, sono ormai frequenti quei casi in cui un bambino ha due genitori che appartengono a nazioni diverse e che, conseguentemente, parlano due lingue diverse. Oppure, non meno raro, il caso di un bambino che si trova a vivere in una nazione diversa da quella di origine.
È normale quindi chiedersi come crescerà il bambino se esposto a più lingue e se mai imparerà a parlarle tutte correttamente. Nel seguente articolo troverete le risposte a questi e tanti altri dubbi che possono sorgere davanti al fenomeno del bilinguismo.
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Quali sono i vantaggi del bilinguismo?
Non solo il bilinguismo aumenta le opportunità sociali e, in un futuro, lavorative del bambino, ma fornisce diversi vantaggi cognitivi: rende più facile l’apprendimento di altre lingue, stimola l’intelligenza, la capacità di concentrazione e l’apprendimento della letto-scrittura; infatti un bambino multilingue sarà già naturalmente predisposto a far caso alla forma differente che hanno le parole.
Un bambino bilingue conosce meno parole di un coetaneo monolingue?
Attenzione, spesso si pensa che i bilingue dicano meno parole rispetto ai loro coetanei monolingue, in verità non è così! Non dobbiamo confrontare solo i vocaboli che il bambino bilingue conosce in L2 (es: italiano) rispetto ad un bambino madrelingua italiano, perché il numero di vocaboli conosciuti in italiano dal primo può effettivamente essere minore. Quello che dobbiamo considerare è il numero dei vocaboli totali conosciuti in L1 (es: inglese) e in L2 (es: italiano) dal bambino, questi dovrebbero essere pari se non maggiori a quelli utilizzati da un bambino monolingue della stessa età.
A quale età è meglio iniziare ad esporre il bambino a più lingue?
L’ideale è esporre il bambino ad una seconda lingua fin dalla nascita, prima viene esposto ad altre lingue meglio prima le apprenderà e le padroneggerà meglio. Bisogna infatti sfruttare il periodo 0-2 anni in cui il bambino è nel pieno del suo sviluppo linguistico.
È meglio che sia un solo membro della famiglia a parlare la L2 o l’ideale è che tutti i membri parlino la stessa lingua?
Dipende da differenti fattori:
- se solo un membro della famiglia è madrelingua o parla molto bene la L2 (es: inglese), l’ideale è che solo lui utilizzi la L2 con il bambino mentre l’altro genitore utilizzerà solo ed esclusivamente la L1. In questo modo il bambino riceverà da entrambi i genitori due modelli corretti di utilizzo di L1 (es: italiano) e L2 (es: inglese). A tal proposito si rimanda alla tecnica “una lingua-una persona” spiegata nell’articolo precedente sul bilinguismo;
- se entrambi i genitori sono madrelingua L2 (es: inglese), allora è preferibile che entrambi i genitori utilizzino la loro lingua per parlare con il bambino, mentre la L1 (es: italiano) verrà appresa in altri contesti, come per esempio a scuola, esponendo quindi il bambino alla L1 in altri contesti extra familiari. Anche in questo caso, si rimanda alla tecnica “lingua di minoranza a casa” spiegata nell’articolo precedente.
Mi devo preoccupare se il bambino mixa più lingue?
Mixare le lingue è una fase del tutto normale e non serve allarmarsi! Il cervello di un multilingue è abituato ad usare diverse lingue in continuazione e spesso può capitare che ci siano interferenze che provocano questi mix. Inoltre, è risaputo che ci sono espressioni e termini tipici di una lingua che possono essere difficili da tradurre in un’altra lingua, per cui è normale creare dei mix. Comunque, con il tempo, quando il bambino imparerà a padroneggiare bene le lingue, questi diminuiranno spontaneamente.
Canzoni, cartoni e video in un’altra lingua possono far diventare il bambino bilingue?
Canzoncine, filastrocche e cartoni in L2 (es: inglese) possono aiutare il bambino ad apprendere nuove parole straniere grazie alla prosodia e alla melodia che facilitano l’apprendimento, così come avviene anche per la L1. Tuttavia, non è con queste modalità che il bambino diventa bilingue perché si sta parlando di una stimolazione monocanale, cioè è il dispositivo elettronico o l’interlocutore che parla al bambino ma senza che gli venga chiesto di rispondere o interagire. Per definizione, un bambino è bilingue quando è in grado di utilizzare due o più lingue per comunicare con l’ambiente che lo circonda e, per poter comunicare, serve l’interazione.
Quindi, guardare la televisione in lingua straniera è un ottimo modo per allenare l’ascolto di parole non troppo comuni, modi di dire e della pronuncia, ma non permette di conversare. La conversazione è fondamentale per poter apprendere una nuova lingua! Inoltre, la letteratura ci dice che per poter padroneggiare bene una seconda lingua bisogna essere esposti a questa tutti i giorni per almeno il 30% della giornata.
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Spero l’articolo sia stato utile e rimanete aggiornati per scoprire altre curiosità sul mondo del bilinguismo!
Bibliografia
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