Alimentazione e bambini: l’importanza del rapporto madre-bambino
“Alimentazione e bambini” è un argomento di grandi discussioni, in questo articolo vediamo alcune delle implicazioni psicologiche di questo tema, soprattutto rispetto all’importanza del rapporto madre-bambino.
Alimentazione e bambini, la valenza relazionale
Ancor prima che un bambino venga al mondo, l’interesse e le preoccupazioni di una madre riguardano in buona parte quella che sarà l’alimentazione del nascituro.
Inizialmente i pensieri saranno rivolti all’allattamento: sarò in grado di nutrire mio figlio? Lo farò a sufficienza? Come posso capirlo? Oppure: Non sento di voler allattare mio figlio, sarà un problema?
Col passare del tempo i pensieri e i dubbi si sposteranno sulla fase dello svezzamento e poi al passaggio ad una dieta più ricca e solida.
Insomma è evidente che il come, quanto e quando un neonato mangia è un tema che pervade la mente delle madri e anche dei familiari che stanno attorno.
Possiamo con certezza affermare che ciò che riguarda l’alimentazione di un bambino acquisisca fin dalla nascita (e anche prima) una valenza relazionale.
Pertanto i disturbi dell’alimentazione nell’infanzia dovrebbero essere “letti” in rapporto alla funzione specifica che essi svolgono nella relazione con la figura di attaccamento.
La figura di attaccamento è quella persona che si occupa di rispondere ai bisogni di cura e protezione del bambino. Ogni neonato, infatti, nasce con la predisposizione a stabilire legami di attaccamento con un persona della propria specie per garantirsi la sopravvivenza; contemporaneamente la figura che si occupa del neonato è biologicamente predisposta a fornire le cure necessarie affinché il bambino possa crescere fisicamente e psicologicamente, si parla in questo caso di accudimento.
Si viene perciò a creare una relazione di attaccamento che è fatta di scambi reciproci tra il bambino e chi se ne prende cura.
Nella maggioranza dei casi la figura di attaccamento è rappresentata dalla madre. Le altre relazioni significative del neonato, ad esempio con altri familiari, vengono definite figure di attaccamento secondarie.
Sono stati condotti numerosissimi studi su questo legame che si viene a creare tra madre e bambino e sono stati individuati diversi stili di attaccamento del bambino verso la propria madre, frutto di quella relazione reciproca sopra citata.
Altri studi, inoltre, hanno messo in relazione lo stile di attaccamento del bambino con i problemi legati all’alimentazione.
Ne emerge che in alcuni casi il sintomo di tipo alimentare venga costruito, amplificato e usato dal bambino con lo scopo di tenere vicina a sé una madre piuttosto discontinua nelle cure e nella relazione, che tuttavia nel momento in cui il bambino appare malato o con un problema fisico si mostra più presente e sensibile.
In altri casi, specie nei contesti relazionali tra madre e bambino in cui le emozioni difficilmente vengono espresse e condivise, i disturbi di tipo alimentare sembrano più severi e duraturi nel tempo. La madre e il bambino impostano la loro relazione sull’inibizione delle proprie emozioni e così l’ unico modo possibile per far emergere il contenuto emotivo è attraverso il corpo e l’alimentazione.
In linea generale possiamo dire che le madri che tendono a valutare la loro qualità genitoriale sulla base di come il proprio figlio si alimenti, hanno maggiori probabilità di veder comparire problemi di tipo alimentare nei propri figli (ad esempio quelle madri che riportano pensieri del tipo “se non mangia significa che io non sono capace, non sono una buona madre”).
È noto che le problematiche legate all’alimentazione sono molto frequenti soprattuto nella prima infanzia; le statistiche ci informano che circa il 25-45% dei bambini presenta difficoltà nell’alimentazione. Molte di queste problematiche tuttavia vanno incontro ad una risoluzione in breve tempo, ma in alcuni casi persistono e rappresentano un grosso problema sia per i genitori che per il bambino stesso.
È in questi casi che diventa importante l’intervento dello psicologo affinché si possa lavorare in modo tempestivo e mirato per consentire a tutto il nucleo familiare di ritrovare una condizione di benessere.