Prima di parlare si alza la mano! L’ADHD a scuola
In questo articolo vogliamo raccontare come si presenta il bambino con ADHD a scuola, vedendo cosa c’è in comune e cosa diverso nei vari ordinamenti.
Con il termine ADHD si intende è un quadro di difficoltà a mantenere l’attenzione e/o di irrequietezza motoria e impulsività. Questa condizione si mantiene nel tempo e causa un impatto negativo sulle attività del bambino in diversi contesti di vita (ad esempio casa, a scuola e durante l’attività sportiva).
Vediamo insieme le descrizioni di Andrea, Marco e Tommaso: 3 bambini di 4, 7 e 12 anni con ADHD.
Come si presenta l’ADHD nella scuola dell’infanzia?
Andrea sembra avere un bisogno irrefrenabile di muoversi e di soddisfare i propri desideri in modo immediato. Inoltre, il bambino sembra avere cali motivazionali molto rapidi, perché si annoia presto e abbandona l’attività che sta facendo per cercarne un’altra più stimolante. Il desiderio di cercare qualcosa di più divertente lo conduce spesso nei pericoli e lo pone di fronte a riprese e punizioni da parte dei genitori e delle maestre. Può capitare, per esempio, che Andrea corra senza controllo per arrivare primo in mensa, spingendo i suoi compagni, oppure può allagare il pavimento riempiendo il lavandino fino all’orlo perché “voleva solo vedere cosa sarebbe successo”. Spesso gli adulti si sentono “disarmati”, in quanto di fronte alle loro sgridate il bambino sembra sinceramente dispiaciuto, ma dopo poco torna a infrangere le regole. Anche a questa età si può riscontrare uno scarso controllo attentivo, ad esempio Andrea segue l’insegnante con sguardo sfuggente durante la spiegazione di un gioco, perché nel frattempo sta “inseguendo” un suo pensiero. I sintomi di disattenzione saranno maggiormente “nel mirino” con l’ingresso alla scuola primaria, dove ci sarà una richiesta più sistematica di concentrazione.
È importante sottolineare che nei primi anni di vita, però, è difficile distinguere l’ADHD da altri disturbi dello sviluppo, oppure dai comportamenti normali che sono altamente variabili.
Come si presenta l’ADHD nella scuola primaria?
Con l’ingresso alla scuola primaria aumentano le richieste da parte degli insegnanti: Marco deve stare seduto per lungo tempo, attento alle spiegazioni in classe, deve svolgere esercizi, controllarli e pianificare le sue attività, deve anche ricordare i suoi materiali e tenerli in ordine. Inoltre, le attività in classe non sono tutte ugualmente interessanti, a volte sono lunghe e ripetitive. A scuola si parla e ci si alza solo con il permesso e le regole devono essere rispettate con costanza. Far fronte a tutte queste richieste può essere molto difficile per Marco, che viene sgridato perché è disattento e irrequieto, disordinato e rumoroso. Sul suo diario mancano spesso i compiti e in cartella non ci sono mai tutti i libri necessari. Durante lo svolgimento dei compiti è molto dispersivo, e ilavoriche svolge sono spesso incompleti e non revisionati: rileggere un compito dall’inizio può essere troppo impegnativo per lui, soprattutto se ha già speso molte energie e trova l’attività non divertente. Alcuni suoi compagni ridono quando lui parla senza aver chiesto il permesso. Altri cominciano ad essere infastiditi perché lui si alza di continuo chiedendo in prestito i materiali che ha dimenticato. Gli insegnanti sono disorientati, perché a volte Marco svolge bene i compiti, con pochi errori e con una buona gestione dei tempi. Tuttavia, un’analisi attenta porta a scoprire che i compiti eseguiti correttamente sono quelli che il bambino trova più interessanti, che sono brevi e consentono una verifica immediata.
Come si presenta l’ADHD nella scuola secondaria?
Giunti alla scuola secondaria, sembra che si sia un po’ ridotta l’instabilità motoria di Tommaso, ma in realtà questa si è interiorizzata, manifestandosi in uno stato di “irrequietezza interiore”. Gli insegnanti considerano il ragazzino “immaturo” perché interviene in modo poco pertinente, cercando di far ridere i suoi compagni. Durante le spiegazioni è disattento, sembra “su un altro mondo”, il suo banco è ancora molto disordinato, i suoi quaderni e il suo diario sono sempre incompleti. A volte lo definiscono svogliato, come un ragazzino che potrebbe fare molto di più, anche perché in alcune occasioni appare molto brillante. Durante le interrogazioni sembra che non abbia mai studiato abbastanza perché risponde con frasi telegrafiche ed è come se non riuscisse a cogliere l’idea centrale: questo può dipendere da scarso impegno e poco tempo dedicato allo studio, ma anche da uno stile cognitivo poco capace di organizzare in modo strategico le informazioni. Dal punto di vista relazionale, Tommaso non ha tanti amici. Frequenta un ragazzino con cui ha qualche affinità, ma la loro relazione è un po’ instabile e non sembra raggiungere livelli profondi di amicizia.
Le storie di Andrea, Marco e Tommaso ci insegnano che l’ADHD può persistere dall’età prescolare fino all’adolescenza e all’età adulta, ma la modalità con cui si presenta può variare con la crescita. Saper riconoscere un bambino con ADHD è molto importante perché consente una presa in carico tempestiva, che significa una maggiore probabilità di migliorare l’adattamento del bambino nei suoi ambienti di vita.
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Informazioni tratte e adattate da: ADHD a scuola, strategie efficaci per gli insegnanti, Trento, Ed. Erickson, 2013