Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività può provocare molta sofferenza nei bambini e nelle famiglie.
Tommaso ha 9 anni, frequenta la quarta elementare e da qualche tempo il suo comportamento è stato considerato “problematico” sia dagli insegnanti sia dai genitori. Tommaso non riesce mai a stare fermo, non sembra interessato a niente di quello che le maestre gli propongono e, anche se all’inizio si mostra interessato a un’attività o a un gioco, ben presto si stufa e chiede di fare un’altra cosa. Basta un nonnulla per spostare la sua attenzione. L’irrequietezza è talmente marcata che, a volte, sfocia in episodi di vera e propria aggressività, verbale o fisica.
Stefano ha 8 anni e frequenta la terza elementare. Le maestre riferiscono che Stefano, durante le lezioni, è distratto, “va in fissa”, sembra perso nel suo mondo. Durante le verifiche, se non viene richiamato dalla maestra, è capace di giocherellare con la gomma o il righello tutto il tempo, lasciando il foglio in bianco. Quando deve fare i compiti a casa, se la madre non gli sta dietro, Stefano è capace di passare un’ora seduto alla scrivania scrivendo a malapena sul quaderno la data.
Stefano e Tommaso sono stati diagnosticati con il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività , dall’inglese Attentional Deficit and Hyperactivity Disorder, uno nel versante dell’iperattività, l’altro in quello della disattenzione.
Cos’è l’ADHD
E’ un disturbo molto diffuso in età evolutiva che coinvolge spesso tutti gli ambiti di vita del bambino (casa, scuola, amici) e che è complicato da una serie di problemi emozionali e relazionali che influiscono su tutta la famiglia. Infatti, la ricerca ha evidenziato come nel Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività siano spesso presenti, oltre ai sintomi classici della disattenzione, dell’iperattività e dell’impulsività, anche scarsa tolleranza alla frustrazione, insicurezza, bassa autostima, ansia, fobie, immaturità emozionale. Il bambino ha una forte difficoltà a controllare il proprio comportamento.
Le tre componenti dell’ADHD
Le componenti principali del il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività sono tre, che si combinano in modo diverso in ogni bambino:
- Disattenzione
- Iperattività
- Impulsività
Disattenzione
I bambini “disattenti” solitamente sembrano “sognare ad occhi aperti” e non ascoltare; vengono descritti spesso come annoiati e non in grado di portare a termini i compiti da svolgere.
Iperattività
I sintomi caratteristici dell’ambito dell’iperattività vanno dal “parlare eccessivamente” e dal “fare rumore” fino al mostrare una vera e propria incapacità nel rimanere seduti. Viene considerato “bambino iperattivo” quel bambino che manifesta un eccesso di mobilità, sia nei movimenti piccoli, sia in quelli grandi.
Sintomi di iperattività nell’ADHD:
- Gioca con le mani i piedi o si dimena sulla sedia
- Si alza frequentemente non riuscendo a rimanere seduto
- Corre e salta in situazioni inadeguate
Impulsività
Il comportamento dei bambini impulsivi è caratterizzato da risposte scarsamente regolate. Alcuni bambini sembrano rispondere agli stimoli che ricevono dal contesto in modo inappropriato, e agiscono senza pensare. Il termine “impulsività” è spesso utilizzato per descrivere tale stile di comportamento.
Sintomi di impulsività nell’ADHD:
- Dare risposte prima di ascoltare la fine delle domanda
- Difficoltà nel rispetto dei turni
- Interrompere gli altri mentre stanno parlando
- Intromettersi nei giochi degli altri
Questi comportamenti per essere considerati problematici devono interferire significativamente con la vita quotidiana del bambino. E’ infatti normale che i bambini ogni tanto si distraggano (soprattutto se la lezione è noiosa) o dimentichino i compiti sul tavolo della cucina. Ma nelle persone con ADHD la difficoltà di concentrazione e quelle comportamentali sono tali da compromettere il sereno svolgimento dei compiti, la formazione di amicizie, la pianificazione di un’ attività e così via.
Il profilo del bambino con ADHD
Secondo le linee guida dell’Associazione Italiana per i Disturbi dell’Attenzione e Iperattività, il profilo cognitivo e comportamentale dei bambini con ADHD comprende i seguenti aspetti:
- Deficit delle funzioni esecutive (scarsa pianificazione, perseverazioni, inefficace senso del tempo, difficoltà di inibizione, deficit nell’uso di strategie)
- Deficit motivazionale (ogni attività diventa subito poco interessante)
- Difficoltà ad aspettare (l’educazione non ha consentito di apprendere a posticipare una gratificazione o l’inizio di un’azione)
- Bassa tolleranza alla frustrazione
- Comportamento determinato dalle contingenze ambientali
- Difficoltà di autocontrollo emotivo
- Difficoltà ad autoregolare l’impegno
- Difficoltà di controllo fine – motorio (difficoltà nell’implementazione degli schemi motori, alti tempi di reazione, scadente calligrafia)
- Difficoltà a seguire le regole di comportamento
- Scarse abilità di problem solving
- Comportamenti non diretti verso uno scopo preciso
- Iperattività motoria (allo scopo di creare situazioni nuove e stimolanti)
- Impulsività (l’incapacità ad aspettare il momento giusto per rispondere)
- Deficit di attenzione (l’interesse è rivolto agli stimoli salienti, il deficit è soprattutto nel controllo dell’attenzione)
Questi aspetti, come dicevamo, non rimangono confinati nella didattica, ma influenzano tutta la famiglia, hanno ripercussioni in tutto il sistema.
Da una parte, alcuni stili educativi dei genitori sembrano connessi con l’ADHD, dall’altra, la patologia del bambino sembra determinare certi comportamenti inadeguati nei genitori.
Nel caso del il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività è molto evidente il principio di base dell’intervento con bambini che adottiamo al centro Ieled: in psicologia non ha senso cercare “di chi è la colpa”, ma piuttosto “che cosa non sta funzionando”, e cercare strategie per sistemarlo.
Cosa si può fare?
La diagnosi di – Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività è essenzialmente clinica, ossia non esiste alcun test o esame “obiettivo” che da solo permetta l’accertamento sicuro della presenza del disturbo.
È lo psicologo che, per poter decidere se si tratta di ADHD, deve valutare i vari aspetti: gli aspetti cognitivi e comportamentali (mediante schede di osservazione ai genitori e agli insegnanti), e le prestazioni ad alcuni test cognitivi.
Gli insegnanti hanno un ruolo molto importante nell’inquadramento diagnostico perché stanno con il bambino la maggior parte del tempo, lo vedono in quelle situazioni in cui si evidenziano maggiormente le sue difficoltà: in cui è richiesto sforzo cognitivo, organizzazione del proprio lavoro, riflessività e capacità di stare fermo a lungo.
Completata il percorso diagnostico, è necessario iniziare il trattamento appropriato per il bambino iperattivo.
Quali sono i trattamenti psicologici più efficaci per i bambini affetti da ADHD?
Dipende dai risultati della diagnosi: il trattamento sarà prevalentemente cognitivo quando è necessario migliorare l’attenzione e le funzioni esecutive; più comportamentale se vanno potenziati il controllo e l’autoregolazione.
In ogni caso, è essenziale che si modifichi l’ambiente familiare e scolastico e gli stimoli in esso presenti; nel caso del’ADHD è ancora più evidente l’impossibilità di un lavoro a compartimenti stagni: deve essere fatto un lavoro in rete, attraverso la collaborazione di scuola, professionista e famiglia.
Approfondisci nel blog: ADHD: un aiuto per i genitori esiste
L’importanza del lavoro di rete
E’ importante modificare l’ambiente familiare e scolastico e gli stimoli in esso presenti. Nel trattamento dell’ADHD è ancora più evidente la necessità di un lavoro di rete tra gli insegnanti, i professionisti e i genitori.
- Il lavoro con il bambino è centrato sull’apprendimento di abilità di autoregolazione, attraverso training specifici ricavati dalla psicologia cognitivo-comportamentale, oltre alle specifiche tecniche utilizzate per ridurre la disattenzione e l’impulsività. L’emozioni in gioco non devono essere trascurate, perché per un bambino con ADHD la quotidianità è tutt’altro che semplice e questo può avere importanti conseguenze emotive negative.
- Il lavoro con i genitori, detto anche parent training, ha l’obiettivo di aiutarli a familiarizzare con il disturbo e ad affrontare i sintomi dell’iperattività, utilizzando apposite metodologie per la gestione dei comportamenti problematici.
Ai genitori viene insegnato a dare istruzioni chiare, a rinforzare positivamente i comportamenti accettabili, a ignorare alcuni comportamenti problematici e a utilizzare in modo efficace le punizioni. Accanto all’insegnamento di tecniche comportamentali, un passaggio molto importante riguarda l’interpretazione che i genitori fanno dei comportamenti negativi del figlio. - Il lavoro con gli insegnanti è parte integrante ed essenziale del percorso terapeutico nel trattamento del bambino con ADHD. Ci sono guide molto utili per gli insegnanti, che si focalizzano sulla gestione dell’iperattività all’interno della classe.
È necessaria la comunicazione costante tra casa, scuola e professionisti, per condividere le modalità di risposta ai comportamenti del bambino e fornire risposte coerenti nei diversi ambiti di vita del bambino.
Approfondisci nel blog: L’intervento psicomotorio in bambini ADHD
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